Il brand Terraufidia nasce nel 2021 dall’idea di due giovani barlettani: Michele Napoletano, agronomo ed enologo e sua moglie Anna Vincenza Lovreglio, tecnologa alimentare.
Con questo progetto ci siamo posti l’obiettivo di legare insieme vino, agricoltura, territorio e storia con il fine di di suscitare delle emozioni e di lasciare un bel ricordo a tutti coloro che degustano i nostri prodotti.
I vigneti dai quali viene prodotta l’uva sono situati a poca distanza dalla zona archeologica di Canne della Battaglia e dal fiume Ofanto a 40 m s.l.m.
Il nome Terraufidia richiama due elementi fondamentali del territorio: la terra, che rappresenta la culla della vigna e il fiume Ofanto (dal latino Aufidus), che rappresenta l’acqua e quindi l’origine della vita.
Una passione nata per caso: l’esperienza dell’enologo Michele Napoletano
La passione per l’agricoltura e successivamente quella per il vino hanno portato pian piano alla nascita di Terraufidia.
Il mio percorso inizialmente non prevedeva questo settore perché ho conseguito un diploma come tecnico delle industrie elettroniche e delle telecomunicazioni.
Durante il percorso delle scuole superiori, però, sentivo che quello non era più il settore nel quale avrei dovuto basare la mia carriera futura e quasi per curiosità e per mettermi in gioco decisi di iscrivermi alla facoltà di Agraria a Bari.
Il primo anno universitario ha contribuito molto ad accrescere in me la passione per l’agricoltura e per le piante, quindi capii che quella era la scelta giusta.
Come è nata però la passione per il vino? È stato come un colpo di fulmine, come quando ci si innamora di una ragazza a prima vista e scatta quella sensazione che ci fa capire che quella scelta sarebbe stata per tutta la vita.
La passione per il vino è nata semplicemente annusando un bicchiere di vino prodotto artigianalmente da un agricoltore, mio suocero.
Assistevo meravigliato al processo produttivo che conduceva alla trasformazione di un semplice succo quasi inodore ad un prodotto completamente nuovo, completamente diverso da quello di partenza: il vino, con i suoi profumi e i suoi sapori.
Mi affascinava proprio il fatto che si formassero quasi dal nulla, profumi che fino a qualche giorno prima erano inesistenti.
Quest’episodio rappresentò la scintilla che ha successivamente innescato una reazione a catena: volevo sapere sempre di più su quella bevanda, volevo apprendere tutto quello che c’era da sapere, volevo sapere i motivi di quel mutamento, come avveniva, da cosa dipendeva la trasformazione dello zucchero in alcol, la formazione dei profumi, l’estrazione del colore.
Durante il percorso di studi universitario decisi di fare esperienza in una cantina e così, prima con un tirocinio e poi con un contratto durante il periodo vendemmiale, ebbi modo di dare alcune risposte alle mie domande. Però non bastava. Mi sentivo incompleto.
Terminato il percorso di sudi a Bari che mi ha permesso di acquisire una laurea triennale in Scienze e tecnologie Agrarie e una Laurea magistrale in Medicina delle Piante, avevo l’impressione che mi mancasse ancora qualcosa sul mondo del vino.
Mentre ero iscritto alla laurea magistrale fu avviato ad Avellino il corso di laurea in scienze enologiche coordinato dal prof. Luigi Moio.
Decisi di iscrivermi alla laurea magistrale in Scienze Enologiche e così di completare il mio percorso di studi.